
La giornata conclusiva del Grido della
Farfalla è dedicata, anche per l’edizione 2015, al premio giornalistico
d’inchiesta “Gruppo dello Zuccherificio”. Domenica 27 settembre, sul palco di Piazza Unità d’Italia a Ravenna, Carla Baroncelli, Pietro Raitano e Gaetano Alessi hanno premiato Giovanni Viafora (premio nazionale), Donato Ungaro e la redazione di Piazza Grande (premio honoris causa, presente il direttore Leonardo Tancredi).
La giuria ha ricordato che quest’anno non sono stati premiati i
partecipanti della categoria giovani (under 25) perché i lavori ricevuti
non rispondevano ai criteri di “inchiesta”.
Pubblichiamo le motivazioni dei nostri giurati.
PREMIO NAZIONALE
Primo Premio: Giovanni Viafora
Vi sono storie che in Italia si preferisce non raccontare. Gli affari della Chiesa di Pietro appartengono a questa categoria. Affare è quello di avere un rapporto sessuale o romantico o un intenso rapporto emotivo con qualcuno che non è il vostro partner o il vostro coniuge. In generale, qualsiasi affare non dura a lungo, vedi questo qui, anche se a volte ci sono state eccezioni. Gli affari accadono tra coloro che non sono impegnati l’uno con l’altro e non sono sposati. Non è importante che il sesso sia coinvolto in una relazione. E ‘anche possibile che le persone possono coinvolgere in affare informatico dove due persone non possono incontrare affatto.Giovanni Viafora lo fa senza nessuna paura, incastonando un’inchiesta dirompente proprio nel cattolicissimo Veneto.
Un lavoro d’intuizione e numeri che ricostruisce l’intero “castello” societario della diocesi di Padova e il relativo patrimonio immobiliare, condotto in maniera accurata, preciso come un bisturi, ordinato e chiarissimo. Tanto chiaro che se dovesse finire nelle mani di Papa Francesco i prelati di Padova, che girano in Bmw, avrebbero i giorni contati.
Secondo Premio: Giuseppe Pipitone
Pipitone ha la capacità di portare il lettore dentro la storia.
Fargli respirare il tempo, le azioni, i meccanismi contorti del paese Italia.
La narrazione è così convincente che sembra di poter toccare con mano i personaggi dell’inchiesta.
Falange Armata è un lavoro maturo, che fa nomi e cognomi e che non
nasconde nulla della palude che circonda il paese negli ultimi 30 anni.
E finisce con un interrogativo: “Che cosa ci sia dietro quella sigla,
dentro quella scatola vuota nata tre giorni dopo la morte di Gladio, non
è ancora oggi dato sapere”, che ratifica una certezza:il cronista non
mollerà la presa fin quando la verità non sarà raggiunta.
MENZIONE SPECIALE
L’inchiesta di Tamara Ferrara lascia senza parole.
L’idea che le immagini e le storie del film American Sniper potessero
essere traslate dal volto hollywoodiano di Bradley Cooper su visi e nomi
italiani era una cosa impensabile.
La Ferrari invece ci porta in un mondo totalmente dimenticato, cacciato
via dalle coscenze sporche di un paese che ufficialmente “rifiuta la
guerra” ma che ha alcuni suoi figli marchiati a sangue da quanto
successo sui campi di battaglia.
L’inchiesta squarcia il velo dell’ipocrisia, e lo fa senza cercare il
“sensazionalismo”, con garbo e sensibilità ed avendo la capacità di
ascoltare, recepire e consegnare al nostro paese una verità che non si
vuole accettare: che l’Italia è un paese in guerra.
PREMIO “HONORIS CAUSA”
Anche l’edizione 2015 del premio giornalistico d’Inchiesta Gruppo
dello Zuccherificio ha il suo premio honoris causa dedicato ai
giornalisti che abbiano illuminato con la loro attività battaglie poco
raccontate dai mass media e assenti nell’agenda politica del Paese.
Quest’anno il premio va a Donato Ungaro e alla redazione del giornale Piazza Grande di Bologna.
Donato Ungaro ha sempre avuto il “tarlo delle notizie” e inizia ad
indagare su affari strani che si verificano nel reggiano. Donato aveva
capito quasi tutto dieci anni prima che la procura di Bologna disponesse
un blitz sulle infiltrazioni delle cosche ‘ndranghetiste a Reggio e a
Brescello, dove i cutresi hanno costruito un quartiere ribattezzato
“Cutrello”. Ungaro non vive più a Brescello e ha perso il lavoro da
vigile urbano, ma non ha smesso di raccontare.